La sentenza n. 149 del 9 gennaio scorso della Corte di Cassazione (in materia di download di materiale protetto) ha sollevato un gran polverone nel mondo del P2P. Tale sentenza, infatti, ha annullato le precedenti condanne a carico di due studenti del politecnico di Torino che, nel lontano 1999, avevano creato una rete ftp per lo scambio di opere cinematografiche e software protetto.In base alla sentenza in oggetto, nei giorni scorsi sono apparsi numerosi articoli in cui si gridava al “download legale”. Niente di piu’ falso. La sentenza finale della Corte di Cassazione (secondo la quale “l’oggetto del processo non costituisca fatto previsto dalla legge”) si rifa’ alla legislazione vigente in quegli anni.
Da allora, per meglio regolare l’argomento in questione, sono state promulgate diverse leggi (la piu’ famosa delle quali, la Legge Urbani, prende il nome dal suo ideatore) che hanno contribuito a modificare l’ordinamento giuridico italiano in materia di download di opere protette.
Il caos mediatico di questi giorni e’, tuttavia, importante poiche’ invita a riflettere su 3 punti fondamentali:
Innanzitutto la lentezza esasperante della Giustizia Italiana, lentezza che non puo’ assolutamente essere accettata per processi che regolano la materia informatica. Se, infatti, (quasi) 8 anni per una sentenza finale sono gia’ troppi per una qualsiasi altra materia; sono addirittura un’assurdità per un settore in cui un lasso di tempo di 3-4 anni rappresenta quello che per la Terra e’ stato il passaggio da un’Era alla sua successiva.
In secondo luogo la disinformazione cui hanno contribuito numerosi giornali di rilevanza nazionale (compreso il Corriere della Sera) affidando la stesura dei pezzi a giornalisti che della materia sanno poco o nulla.
Infine, ultimo ma non ultimo, il caos di questi giorni e’ la dimostrazione che il P2P non e’ piu’ un fenomeno di nicchia, ma un’usanza ormai ampiamente diffusa tra gli italiani. Un’usanza di cui i politici dovrebbero tener conto, dando vita a leggi che regolino con intelligenza tale materia e che, soprattutto, siano dalla parte dei cittadini e non, come sempre piu’ spesso avviene, dalla parte delle Major cine-discografiche.
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